I CROSTA DEL LAGO DI COMO


Tra le famiglie storiche dell'alto Lario quella dei Crosta è di certo tra le più antiche, diramate e longeve.

Le origini dei Crosta sono però avvolte nella leggenda: sulla provenienza e sull' identità dei primi esponenti si possono solo avanzare supposizioni.
Varie sono le teorie sulla vera etimologia del cognome Crosta e del casato.

Una recente indagine genetica indica la provenienza della famiglia dal nord Europa, più esattamente da un gruppo di origine celtica.

Le prima tracce della famiglia di cui siamo a conoscenza risalgono al XII secolo: Ugone Crosta, miles a Milano nel 1159 ( Giulini- Città e campagna di Milano nei secoli bassi – 1855 ) così come un Amizio Crosta nel 1145 come testimone, e un Petratius Crosta nel 1212 sempre come teste (atti del comune di Milano – Manaresi – 1919).


Un recente studio genetico sul cromosoma Y, quello che si tramanda per via paterna, segnala l’appartenenza genetica della nostra famiglia a uno specifico gruppo molto diffuso in Svizzera. Sembra che i nostri più antichi progenitori, circa 2000 anni prima di Cristo, fossero di origine indo europea. Erano di stirpe celtica e arrivarono in Germania. Un’ ipotesi è che migrarono in gran parte in Scandinavia e da qui passarono nelle isole Britanniche. Un piccolo gruppo si spostò invece al sud, trasferendosi in Svizzera e da qui nell’Italia del nord dando origine alla famiglia Crosta del lago di Como. Confrontando il risultato di questo test genetico con quelli di una banca dati mondiali, sì è scoperto che la maggior parte di “parentele genetiche” sono in Svizzera, Germania, Inghilterra del nord, Irlanda e Scozia, oltre che Norvegia. o con persone le cui origini si fanno risalire a tali terre.


Dalle fonti ufficiali sappiamo che i Crosta sono sempre stati possidenti terrieri, in quella parte del lago di Como che apparteneva alle tre Pievi dell' alto Lario: Dongo, Gravedona e Sorico. Il nucleo Originario della Famiglia era di Vergosio, sopra Gravedona, già presente in quella località dal 14° secolo. Dal ceppo principale, noto appunto come Crosta di Vergosio, si diramarono vari gruppi famigliari, In particolare un ramo residente a Cassia ( o Cassera) noti nel 1500 come Crosta di Vergosio e Cassia e più tardi come Crosta di Cassia. Altri nuclei fiorenti furono quelli dei Crosta di Vanzonico e I Crosta di Morbio.
Dalla famiglia Crosta originarono nei secoli varie famiglie che dapprima aggiunsero al cognome Crosta un secondo appellativo, per poi perdere definitivamente il primo cognome utilizzando il secondo: ricordiamo I Peloni, I Melli, I Gobbi, I Caudi e i Foiani. Tutti questi dati comprovano l' antichità del cognome, cosa di per sé già indicativa di uno status sociale riguardevole, cui si aggiungono importanti documenti che ne attestano la rilevanza storica locale.
Nei libri battesimali dell' archivio Parrocchiale di Stazzona, risalenti al 1550, si rileva spesso l' appellativo“Ser” e “Magister”, titolo attribuito ad alcuni capifamiglia Crosta, e anche la presenza di qualche “famulus” nei nuclei famigliari principali (Stato delle Anime dal 1600 seguenti).

Verso la metà del ‘500 alcuni rami della famiglia avevano raggiunto una certa agiatezza economica.
E' di questo periodo un documento dell' Archivio di Stato di Milano da cui si ricavano due stemmi, evidentemente simili ma usati da rami collaterali, appartenenti alle famiglie Crosta (Catalogo "Familiae et armae" - 1595 – ASM),

Nei secoli successivi alcuni rami della famiglia si spostarono dall' alto Lario: chi andò in Valtellina chi a Milano, mentre alcuni rimasero stanziali sia a Stazzona che nei comuni limitrofi.

Il primo antenato di cui abbiamo notizie battesimali certe che confermano ulteriormente le genealogie riportate sui gli alberi genealogici tramandatici per eredità, è Ser Zoya (Giovanni) Crosta, nato nella seconda metà del 1300, e la sua discendenza è interamente documentata sino ad arrivare ai nostri giorni.

Noi siamo i suoi diretti discendenti e fra i nostri antenati, a riprova di uno status sociale ragguardevole e un'esistenza “more nobilium”, da sempre annoveriamo personaggi importanti per la Comunità : Sin dal 1300 infatti furono Consoli, membri del consiglio, sindaci della Comunità, letterati, notai, medici, tutti comunque possidenti terrieri.
L' antica Nobiltà della famiglia è pertanto attestata da più fonti e i titoli attribuiti ai vari personaggi sono: Nobili, Signori di Morbio e Cassera (Cassia), Baroni, Nobili di Moncalvo.

Lo stemma della famiglia Crosta, attualmente in uso, è dipinto sugli alberi genealogici in nostro possesso in varie versioni, una del 1768, una del 1823 e una del 1903 e compare nel Blasonario Generale Italiano .

Un Cathalogus animae del 1595 redatto dal parroco dell' epoca riporta i nomi di alcuni antenati e due stemmi di famiglia molto simili fra loro: uno del ramo di Cassia e Vergosio, tutt'ora usato, e uno del ramo di Vanzonico

L' arma Crosta nella sua versione antica appare nello stemmario quattrocentesco Cremosano, conservato all' archivio di Stato di Milano.

Sempre all 'archivio di Stato, nelle cartelle famiglie, vi è un disegno dello stemma redatto da un architetto nel 1768 e firmato da un notaio, e documenti in cui si fa riferimento ai Crosta indicandoli con titolo nobiliare.

C'è anche un disegno ottocentesco dello stemma, fatto a china e acquerello, che riporta la fonte di provenienza “ Casata in Milano – dai libri antichi dei fratelli Bianchi – Santa Margherita – Al. N 1066”.

Lo studio araldico Guelfi Camajani ha fornito copia di uno stemma Crosta, identico a quello in nostro possesso, proveniente dall' Archivio Araldico Vallardi ( Libro B-593).

L'altro stemma di famiglia, ormai inutilizzato, è anche riprodotto su un arazzo settecentesco di proprietà di un ramo romano e sulla base di un reliquiario custodito nella chiesa parrocchiale di Stazzona.

Nei documenti ufficiali riguardanti la Famiglia si trovano spesso i titoli di Ser, Messer, Magister, Don e Domino.

Il matrimonio nel 1551 dell' antenato Domenico con la N.D. Caterina della Famiglia Curti Pettarda di Gravedona, i sindaci delle tre pievi fiscali dell' alto Lario, permette ai discendenti l' aggiunta dei due cognomi.

Su un documento del 1768, evidentemente redatto per il riconoscimento ufficiale di Nobiltà, sono indicati chiaramente i Cognomi Crosta Curti di Gravedona e Moncalvo , e si parla di un titolo baronale concesso da Papa Leone X all' antenato Domenico, così come il predicato di Moncalvo, concesso nel 1652 dal Duca Carlo secondo del Monferrato all' avo Giovanni (Johannes) Crosta (Moncalvo - brevi cenni storici di Giovanni Minoglio) .

I matrimoni di antenati con donne e uomini di famiglie nobili della zona, sin dal 1400, evidenziano le frequenti alleanze fra casati di medesimo rango.
Cognomi aristocratici quali Rezzonico della Torre, Castelli di Morbio, Malacrida, Curti Pettarda di Gravedona, Rumi, Ferrari di Sorico, De Vertemati, De Peverellis, Carizzoni da Somana, Bassi di Mandello e altri ancora appartengono alle nostre antenate.

Il mecenatismo artistico della famiglia e le donazioni sono altri elementi che ne comprovano lo status sociale elevato: vedi ad esempio l' oratorio di Vergosio in cui compaiono due affreschi commissionati nel 1531 dai nostri antenati Messer Domenico e Bernardino Crosta in onore del padre Gottardo, e un altro dipinto fatto eseguire nel 1557 da Magister Pietro Crosta ( Storia della comunità di Stazzona – Rita Pellegrini).

 

 

Così pure la Cappella di Alborescia (Consiglio di Rumo), di proprietà della famiglia Crosta dal 1600.
Si pensi al reliquiario in argento riportante lo stemma di famiglia donato nel 1700 alla chiesa di Stazzona, o alla costruzione del pronao della Chiesa di San Giuliano donato nel 1851 da Giovanni Crosta alla Comunità di Stazzona.

Una recente pubblicazione della Banca Popolare di Lecco presenta un articolo/studio sul pittore quattrocentesco Stefano da Vergosio, imparentato con i Crosta e autore dei due affreschi citati, e fa riferimento alla nostra famiglia come Signori del luogo.

Uso dei Cognomi Crosta Curti e del predicato di Moncalvo.
Come si può chiaramente evincere da vari allegati l'uso aggiuntivo del cognome Curti dopo il matrimonio dell'avo Domenico Con Caterina Curti Pettarda, seppur non continuativo, appare spesso in documenti importanti, così pure il predicato “di Moncalvo”, mai cognomizzato, ma usato evidentemente solo in situazioni in cui si intendeva ribadire l'importanza sociale di un componente del ramo principale della famiglia. La nobiltà di Moncalvo fu concessa all'avo Giovanni dal duca Carlo secondo del Monferrato. Sembra che Johannes Crosta combattè per il duca con le armate Spagnole per riprendere il dominio del Monferrato e che durante la battaglia di Moncalvo, distinguendosi per il valore, fu insignito di titolo nobiliare. Seppur con documentazione poco certa, fatto salvo per appunti su un documento e nozioni su un libro su Moncalvo, appare chiaro che dalla seconda metà del 1600 alcuni discendenti o familiari vennero identificati col predicato suddetto. Da allora un ramo dei Crosta continua ad usare tale predicato pur non avendone mai chiesta la cognomizzazione. Gli attuali rappresentanti della Famiglia compaiono nell’Annuario della Nobiltà Italiana e nell’Elenco dei Titolati Italiani..

Il grado di erudizione dei membri della famiglia, a cominciare con Gian Antonio , notaio e Dominus nel 1450, Lorenzo, geometra nel 1610, abilitato dall' università di Pavia, e i vari laureati in Medicina, Ingegneria e Architettura o Periti Agrimensori sin dalla fine del 1700, denotano l' attenzione famigliare per la cultura come servizio sociale alla Comunità. Messer Guglielmo Crosta di Zoya , nostro diretto antenato, era Console di nel 1378 e nel 1394 e membro del Consiglio di Stazzona. così come suo figlio Pietro nel 1440. Messer Pietro Crosta era Sindaco di Stazzona nel 1442. Ser Ambrogio Crosta Console fra il 1441 e il 1475.
Nel 1735 Domenico Crosta era rettore della Scola di S. Giuliano a Palermo.
Nei primi anni del 1800 i quattro figli di Giacomo sono rispettivamente:
Lorenzo Crosta Curti, Imperiale regio Commissario Distrettuale, suo figlio Francesco Crosta Curti e il nipote Lorenzo, Procuratore e Pretore.
Giuliano, Parroco.
Domenico, ingegnere e architetto, con due figli che ne seguono le impronte e uno che si laurea in medicina.
Costantino, perito agrimensore e Ingegnere.

Numerosi anche i Crosta che scelsero la vita ecclesiastica: Giuliano, Carlo, Costantino e il teologo e filosofo Clino Crosta, segretario e cerimoniere della famiglia vescovile, lettore di Dogmatica al Seminario Teologico di Como, Canonico Ordinario dell' Ordine Presbiterale, Reverendissimo Canonico Onorario della Cattedrale di Como e Giudice prosinodale del Tribunale Ecclesiastico.

Molti i Crosta che hanno lasciato testimonianze scritte e pubblicate in libri sul loro operato, Don Clino Crosta, N.D. Maddalena Crosta Albini Riccioli, Lorenzo Crosta, Don Costantino Crosta e altri .

Non dimentichiamo comunque che la nostra famiglia viene da una zona dove l' essere Nobili era più attributo di attivazione sociale che di sfarzi e ricchezze. Nell' alto lago di Como i Casati Nobiliari erano soprattutto quelli che avevano dato uomini importanti all' interno della comunità: notai, podestà, capitani, medici.

La nostra Nobiltà non è mai stata affiancata a grandi possedimenti, latifondi o ricchezze: i nostri antenati, e speriamo anche noi, consci di questo privilegio di status, mettevano al servizio degli altri la loro conoscenza, la loro erudizione e professionalità con umiltà e disponibilità, e questo è l' insegnamento che ci hanno tramandato in secoli di storia familiare.

Andrea, Flavio e Valerio

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